Testimonianze
Un anno complesso, con gli occhi chiusi, imparando ad adattarsi
Il mio secondo anno di pratica del Tai Chi Chuan con il maestro Stefano De Francesco è stato molto intenso e ricco di nuove esperienze, con la grande conquista di uno spazio a me “proibito”, quello degli occhi chiusi, e di una maggiore stabilità. La grande lezione dell’anno è stata la presa di coscienza dell’importanza di adattarsi alle condizioni interne e esterne, senza opporsi. I migliori “risultati” nell’apprendimento della forma li ho avuti quei giorni in cui arrivavo a lezione così stanca da non avere la forza di fare bene per forza e mi abbandonavo alla volontà del mio corpo.
VERTIGINI: Le mie vertigini sono quasi del tutto scomparse e quei rari episodi che si ripresentano per cause oggettive (un colpo di freddo) o soggettive (ansia) sono del tutto gestibili con gli esercizi di rilassamento e il controllo della respirazione. La certezza di avere più equilibrio dentro di me è stata decisiva per acquisire la capacità di gestire gli squilibri fisici e di riportare in linea quelli emotivi.
ZONA LOMBARE: Nel corso dell’anno di pratica ho constatato un netto miglioramento livello della zona lombare, che finalmente ha perso rigidità.
SPALLE: Quest’anno ho finalmente “perso le braccia”. Per me, che per anni ho contratto i muscoli delle spalle, sentire progressivamente le braccia non pesare più è stato meraviglioso. Anche questa è stata una conquista progressiva, che si è poi manifestata in maniera inequivocabile durante la giornata dedicata all’elemento terra.
GAMBE: all’inizio dell’anno, ho notato che la gamba sinistra si era in qualche modo “sciolta”, mentre la destra rimaneva ancora rigida. Ho cercato allora, come suggeritomi dal Maestro, di visualizzare il problema durante tutto il corso.
GESTIONE DEL DOLORE: Ci sono dei mal di testa che sono naturalmente spariti, perché provocati da tensioni muscolari di diversa natura. Un grande progresso è stato quello di imparare a vivere il dolore, da quelli mestruali a quelli dovuti all’influenza. Quello del dolore e della malattia è diventato uno stato cui adattarsi, da non combattere, assecondando invece il bisogno di lamentarsi, di piangere, di respirare, di muoversi o stare fermi, mangiare, bere, ecc. (NB: Ho una soglia di sopportazione del dolore molto alta). Lo stesso potrebbe dirsi per la gestione degli imprevisti e di tutte quelle situazioni che non dipendono dalla nostra volontà. In cambio, è cresciuta la capacità di affermare il proprio diritto a esprimersi e il proprio pensiero di fronte agli altri (sebbene a volte la cosa mi emozioni ancora molto…).
RESPIRAZIONE: Ricordandomi l’insegnamento del Maestro che non è importante la meta ma la strada che percorriamo per raggiungerla, nonché le sue indicazioni durante la giornata dell’elemento acqua di non irrigidire i muscoli addominali, ho iniziato a sperimentare la respirazione profonda senza sforzo.
Autorizzo la pubblicazione della mia testimonianza sul sito dell’associazione Buona Vita.